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206 COMENTO DEL BOCCACCI

saputo porre il freno della temperanza agli empiti loro, e sì per la ragione detta di sopra, e sì ancora per avere avuto in dispregio il comandamento di Dio, dove nello Evangelio dice: Mihi vindictam, et ego retribuam, e per questo nell’ira sua divenuti, e in quella morti, quello ne segue che poco davanti si disse, cioè che dannati, siam mandati al supplicio, il quale l’autore ne descrive.

È nondimeno questo vizio spesse volte non solamente per lo futuro supplicio dannoso molto agl’iracundi, ma ancora nella vita presente. Ercole adirato e in furor divenuto, uccise Megara sua moglie e due suoi figliuoli: e Medea adirata similmente due suoi figliuoli di Giasone acquistati uccise: Eteocle re di Tebe in singular battaglia contro a Polinice suo fratello discese: Atreo diede tre suoi nepoti mangiare a Tieste suo fratello: Aiace Telamonio, il quale non avevan potuto vincere 1’armi troiane, vinto dall’ira sè medesimo uccise: Amata moglie del re Latino, veduta Lavina sua figliuola divenuta moglie d’Enea Troiano, turbata si mise il laccio nella gola, e divenne misero peso delle travi del real suo palagio: Annibale Cartaginese, chiaro per molte vittorie, per non poter sofferire di venire alle mani de’ Romani, raddomandantilo al re Prusia, incontro a sè adiratosi, preso volontariamente veleno si morì. Che bisogna raccontarne molti? conciosiacosachè manifesto sia l’ira, poichè il consiglio della ragione è tolto dell’uomo, col furor suo molti n’abbia già in miseria e detestabile ruina condotti; i quali comechè in questa vita e seco medesimi, e con altrui crudelmente si