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SOPRA DANTE 17

cabolo usare. Vuolsi così, cioè che questi entri qua entro vivo, e vegga la miseria di te e degli altri dannati: e dove si vuole? vuolsi, colà dove si puote Ciò che si vuole, cioè nella mente divina, la qual sola puote ciò che ella vuole, e più non dimandare: quasi dica, a te non s’appartiene di sapere che si muova la divinità a voler questo. Ora incomincian. Qui comincia la terza parte di questo Canto, nella qual dissi si conteneva, qual peccato in questo secondo cerchio si punisca e in qual supplicio: alla quale mostra l’autore, avendo Virgilio posto silenzio a Minos, d’essere pervenuto: e perciocchè infino a questo luogo era venuto per tutto quasi il primo cerchio, senza udire alcun romore di pianti o di lamenti, dice,

Ora incomincian le dolenti note

A farmisi sentire, cioè le varietà de’ pianti, le quali si facevano al suo udito sentire: or son venuto

Là dove molto pianto mi percuote,

gli orecchi. E dice percuote, perciocchè essendo l’aere percosso dalle voci dolenti de’ tormentati, è di necessità che egli si muova, e col suo moto percuota quelle cose le quali movendosi trova, delle quali era la sensualità dell’autore che quivi vivendo si trovava.

Io venni in luogo d’ogni luce muto,

cioè privato. Che mugghia, cioè risuona, questo luogo, per lo ravvolgimento delle strida e de’ pianti: il suono de’ quali raccolti insieme, fa un romore simile a quello cha noi diciamo, che mugghia il mare

com. di dante T. II. 2