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SOPRA DANTE 197

sto vizio, egli non si cura nè per volontà nè per opera laudevole del vizioso, e così per questo il vizioso non merita. E similmente quantunque cessata sia la cagione, e per conseguente l’effetto, per le sopraddette ragioni nel prodigo, dove il desiderio non cessi di quel medesimo adoperare, avendo di che, non pare, non che curato sia, ma diminuito il vizio. E nelle nostre colpe riguarda la divina giustizia non solamente l’opere, ma ancora la volontà, e non pecca in assai cose meno che vuole e non puote, che chi vuole e puote; e perciò non diminuendosi l’abito preso del vizio, non diminuisce il vizio nello abituato, laonde convenientemente segue, in egual supplicio punirsi il prodigo e l’avaro: e perciocchè questi due peccati sono radice e principio di molti mali, agramente insieme puniti sono, acciocchè in eterno si pianga l’avere per loro non solamente dimenticato Iddio, e in luogo di lui avere adorati e onorati i denari, ma ancora vendutolo come fece Giuda, e come molti altri fanno, che giurando e spergiurando, simoneggiando e ingannando, tutto il giorno il vendono: e l’avere venduta la giustizia, corrotte le leggi, falsificati i testamenti, i metalli e le monete, assediate le strade, commessi i tradimenti, i furti gli omicidii; l’essere lusinghiere divenuto, e ad ogni malvagio guadagno inchinevole; l’aver la loro virginità, la pudicizia, l’onestà a ogni vergogna posta giù, e l’essere divenute menandare. maliose, venefiche1 e indovine. La pena adunque attribuita a que-

  1. Il codice ha venesche.