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SOPRA DANTE 191

so questo vizio meno abbomìnevole in una età che in un’altra, perciocchè l’essere un giovane avaro, senza dubbio non riceve scusa alcuna, perciocchè l’età del giovane è di sua natura liberale, siccome quella che sì si vede forte e atante ne’ bisogni sopravvegnenti, ed è piena di mille speranze e d’altrettanti aiuti, e molte vie o vede o le par vedere da potere risarcire quello che speso fosse, o d’acquistar di nuovo; il che ne’ vecchi non puote avvenire, perciocchè essi, i quali il più sono astuti e avveduti, non si veggono, procedendo avanti nel tempo, rimanere alcuno amico, se non le sustanze temporali; e in contrario si veggono ogni dì pieni di bisogni nuovi e inopinati, e similmente s’accorgono, che essendo essi delle dette sustanze abbondevoli, non mancar loro l’essere serviti, e aiutati e avuti cari, da coloro spezialmente i quali sperano, secondo il loro adoperare verso loro, doversi nella fine dettare il testamento; dove spesso se essi senza denari e senza derrate sono, non che da’ più lontani, ma dalle mogli, da’ figliuoli, da’ fratelli sono scacciati, ributtati e avviliti, e avuti in dispregio; la qual paura se considerata fìa, non sarà alcuno che si maravigli, se essi son tenaci e ancora cupidi d’avanzare, se il come vedessero. Contro a costoro grida la dottrina evangelica, i santi, e’ filosofi e’ poeti: leggesi nell’Evangelio di Luca cap. V. Vae vobis divitihus; e nella canonica di san Jacopo cap. V. Agite nunc divites, plorate ululantes in miseriis, quae evenient vobis: e nello Evangelio: mortuus est dives, et sepultus est in Inferno. Ed Abacuc cap. 2. dice: