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SOPRA DANTE 15

può mai poi uscire, e di cui tu ti fide: volendo che l’autore per queste parole intenda, non esser discrezione il mettersi per sua salute dietro ad alcuno che sè medesimo non abbia saputo salvare; quasi voglia dire, Virgilio non ha saputo salvar sè, dunque come credi tu che egli salvi le? Sentiva già questo demonio per la natura sua, la quale, comechè per lo peccato da lui commesso fosse di grazia privato, non fu però privato di scienza, che l’autor non doveva quel cammin far vivo se non per sua salute, dal quale esso demonio l’avrebbe volentier frastornato:

Non t’inganni l’ampiezza dell’entrare:

la quale è libera ed espedita a tutti quegli che dentro entrar ci vogliono, ma l’uscire non è così. E par qui che questo demonio amichevolmente e con fede consigli l’autore, il che non suole esser di lor natura, e nel vero non è. Non dico perciò che essi alcuna volta non deano de’ consigli che paiono buoni e utili; ma essi non sono, nè furon mai nè buoni nè utili; perciocchè da loro non sono dati a salutevol fine, ma per farsi più ampio luogo, nella mente di chi crede loro, a potere ingannare gli danno talvolta. E perciò è con somma cautela da guardarsi da’ consigli de’ malvagi uomini, perciocchè quanto miglior paiono, più è da suspicare non vi sia sotto nascosa fraude ed inganno. Poi seguita:

E ’l duca mio a lui: perche pur gride?

Non potè sostener Virgilio di lasciargli compiere l’orazione, conoscendo che egli non consigliava l’autore a buon fine, ma sentendo l’autore, forse per