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SOPRA DANTE 183

vizio della gola, e in questa gli s’attribuisce la guardia delle ricchezze. Ma acciocchè noi alle spezie de’ due peccati ci deduciamo, dico che secondochè i poeti scrivono, ne’ tempi che Saturno regnò, fu una età tanto laudevole, tanto piacevole, e tanto a coloro che allora vivevano graziosa e innocente, che essi la chiamarono, come altra volta è detto, l’età dell’oro. E quantunque essi vogliano, quella in ciascuno atto umano essere stata virtuosa, intorno all’appetito delle ricchezze del tutto la descrivono innocua; perciocchè essi dicono, regnante Saturno predetto, tutti i beni temporali, avvegnachè pochi e rozzi fossero, essere stati comuni a ciascheduno, e perciò non essersi allora trovato alcuno che servo fosse, o che in ispezialità alcuno mercenario servigio facesse; ciascuno era e signore e servo di sè parimente, nè era campo alcuno che da alcun termine o fossa o siepe segnato fosse: alcuno armento non era che d’esser più da uno che da un altro si conoscesse; di niuna pecunia era notizia, siccome di quella che ancora non era stata da alcuna stampa segnata, nè mercatante, nè navilio, o alcuna altra cosa, per la quale apparer potesse alcuno in singularità avere appetito di possedere quello che agli altri non fosse comune, si conosceva: E per questo vogliono, e meritamente, in que’ secoli il mondo avete avuta lieta pace e consolata, nè alcun vizio ancora esser potuto entrare nelle menti de’ mortali: la quale benignità, e di Dio e della natura delle cose, se continuata fosse stata da noi, come mostrata ne fu ne’ primi tempi per doverla seguire e continuare, non è