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164 COMENTO DEL BOCCACCI

Entrammo giù, discendendo, per una via diversa, cioè malvagia. Poi segue,

Una palude fa, c’ha nome Stige,

Questo tristo ruscel: e vuolsi questa lettera così ordinare, Questo tristo ruscel: cioè rivicello, fa una palude ragunandosi in alcuna parte concava del luogo, donde l’acqua non aveva così tosto l’uscita, c’ha nome Stige, e quinci dice quando questo ruscello fa la palude, cioè, quando è disceso, correndo,

Al piè delle malvage piagge grige,

le quali in quel cerchio sono. Di questa palude chiamata Stige molte cose si scrivono da’ poeti, la quale essi dicono essere una palude infernale, ed essere stata figliuola del fiume chiamato Acheronte e della Terra: e secondochè dice Alberico nella sua poetria, questa Stige fu nutrice e albergatrice degli iddii del cielo, e per essa giurano essi iddii, e non ardiscono, quando per lei giurano, spergiurarsi, siccome dice Virgilio,

— — — — Stigiamque Paludem,
Dii cujus jurare timent, et fallere numen etc.

E la cagione per la quale essi temono, giurando per Istige, di spergiurarsi, è per paura della pena, la quale è, che quale Iddio avendo giurato per Istige si spergiura, sia privato infino a certo tempo del divino beveraggio, il quale i poeti chiamano nettare, cioè dolcissimo e soave: e questa onorificenza vogliono esserle stata conceduta, perciocchè la Vittoria, la quale fu sua figliuola, fu favorevole agl’iddii quando combatterono co’ figliuoli di Titano, e vollesi