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SOPRA DANTE 111

mosamente venisse alla sentenza: ma questo è il costume di coloro che hanno offeso, che come sentono dire cosa che gli trafigga, così si turbano; e come sono turbati essi, così par loro che sia turbato colui che meritamente gli riprende; e seguisce, al suon dell’angelica tromba che,

Ciascun rivederà la trista tomba:

dice rivederà risurgendo, e chiamala trista tomba, cioè sventurata sepoltura, in quanto ella è stata guardatrice di ceneri, le quali deono risurgere a perpetuo tormento:

Ripiglierà sua carne, e sua figura,

e questo non per lor forza, ma per divina potenza, sarà loro in questo cortese, non per lor bene o consolazione, ma acciocchè il corpo, il quale fu strumento dell’anima a commettere le colpe per le quali è dannata, sostenga insieme con quella tormento; e ripreso il corpo ciascuno,

Udirà quel, che in eterno rimbomba,

cioè risuona, e pone il presente per lo futuro, e questo sarà la sentenza di Dio, nella quale Cristo dirà a’ dannati: Ite maledicti in ignem aeternum etc., le quali parole in eterno non cadranno della mente loro. Sì trapassammo. Qui comincia la quarta parte del presente canto, nella quale l’autore muove un dubbio a Virgilio, e scrive la soluzion di quello: dice adunque, , cioè così ragionando, trapassammo, lasciato Ciacco, per sozza mistura Dell’ombre, e della pioggia, la quale essendo come di sopra è detto, da sè medesima sozza, più sozza ancora diveniva per la terra la qual putiva, rice-