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SOPRA DANTE 107

vedevan portavano invidia: dalla quale invìdia stimolante coloro i quali ella ardeva, furono aguzzati gl’ingegni, e sospinti a trovar delle vie e de’ modi per i quali la discordia s’avanzò, e poi ne seguì quello che mostrato è. Il terzo vizio dice essere l’avarizia, la quale consiste in tenere più stretto che non si conviene quello che l’uom possiede, e in desiderare più che non bisogna altrui d’avere: e così può essere stata, e nell’una parte e nell’altra, cagione di discordia nell’una, cioè nella bianca, della quale erano caporali i Cerchi, i quali erano tutti ricchi e se per avventura corteseggiato avessero co’ lor vicini, come non faceano, non sarebbero nate delle riotte che nacquero: e così nella parte nera, se stati fosser contenti a quello che loro era di bisogno, non avrebbono portata invidia a’ più ricchi di loro, ne desiderata la discordia, per potere per quella pervenire ad occupare quello che loro non era di necessità; il che poi rubando e scacciando, mostrarono nella partita di loro avversarii: e così questi tre vizii sono le tre faville che hanno accesi i cuori a discordia e a male adoperare. Qui pose fine, Ciacco, al lacrimabil suono, cioè ragionamento, e chiamalo lacrimabile, perciocchè a molti fu dolorosissimo, e cagione di povertà, e di miseria e di pianto, e tra gli altri all’autore medesimo, il quale cadde allo stato nel quale era in perpetuo esilio. Ed io a lui, cioè a Ciacco dissi; ancor, oltre a ciò che detto m’hai, vo’ che m’insegni, cioè dimostri,

E che di più parlar mi facci dono,

dicendomi: Farinata, degli Uberti, e ’l Tegghiaio,