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106 COMENTO DEL BOCCACCI

condo l’ordine tenuto dal chiamatore, s’eran morti, e andatine appresso al chìamatore: per la qual cosa assai appare nell’anime nostre essere alcuna divinità, e quella essere molto noiata dagl’impedimenti corporali, e nondimeno, come detto è, pur talvolta in alcuno atto mostrarla: e però se questo avviene, essendo esse ne’ corpi legate, che dobbiam noi estimare, che esse debbano intorno a questa loro divinità dover potere adoperare, quando del tutto da’ corpi libere sono? E’ non è dubbio, che molto più la debban poter dimostrare e perciò non pare inconveniente, l’autore aver domandata l’anima dannata, come altra volta è stato detto, delle cose future, nè essa averne risposto, come coloro che il dubbio moveano, volevan mostrare. E’ il vero che il credere che alcuna anima dannata usasse questa sua divinità in alcuna sua consolazione, credo sarebbe contro alla verità; ma dobbiamo credere, che se per virtù di questa divinità essa prevede alcuna felicità d’alcuno, questo essere accrescimento della sua miseria, e così il prevedere gl’infortunii, i quali afflizione e noia gli debbono aggiugnere.

il secondo vizio, e cagione della discordia, dice essere stato invidia, la quale sente l’autore essere stata nella parte di messer Corso, il quale a rispetto di messer Vieri era povero cavaliere, ed era grande spenditore; perchè veggendo sè povero, e messer Vieri ricco, gli portava invidia come suole avvenire, che sempre alle cose le quali più felici sono stimate è portata invidia; e oltre a ciò v’era la preeminenza dello stato, al quale generalmente tutti coloro che in istato non si