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SOPRA DANTE 105

legato libro, mostra l’anima molto della sua divinità quando gravissimamente infermi e debilitati siamo; perciocchè quanto più è il corpo debole, più pare che sia il vigor dell’anima, e massimamente inquanto per l’essere le forze corporali diminuite, non pare che possano gravar l’anima, come quando intere sono. E che l’anima mostri la sua divinità vicina alla fine della vita del corpo, s’è assai volte non dormendo, ma vegghiando veduto: e siccome esso Tullio recita, sè da Possidonio famoso filosofo avere avuto, che uno chiamato Rodio, morendo aver nominati sei suoi amici, I quali disse dovere appresso di sè morire, esprimendo qual primo, e qual secondo, e qual terzo, e così degli altri, e ciò poi essere ordinatamente avvenuto. E un altro chiamato Calano d’india, essendo salito, nella presenza d’Alessandro re di Macedonia, per morir volontariamente sopra il rogo, il quale prima avea fatto, e domandandolo Alessandro, se egli volesse che esso alcuna cosa facesse, gli rispose: io ti vedrò di qui a pochi dì: e quindi fatto accendere il rogo si morì: non istette guari, che Alessandro morì in Babilonia. E se io ho il vero inteso, perciocchè in que’ tempi io non ci era, io odo, che in questa città avvenne a molti nell’anno pestifero del MCCCXLVIII.1 che essendo soprappresi gli uomini dalla peste, e vicini alla morte, ne furon più e più, i quali de’ loro amici, chi uno e chi due, e chi più ne chiamò, dicendo, vienne tale e tale; de’ quali chiamati e nominati assai, se-

  1. Il manoscritto ha 1340, forse per errore.