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SOPRA DANTE 25

trovai errando, per una selva oscura; a differenza d’alcune selve, che sono dilettevoli e luminosa, come è la Pineta di Chiassi,

Che la diritta via era smarrita:

vuole mostrare qui che di suo proponimento non era entrato in questa selva, ma per ismarrimento. E quanto a dir, cioè a discrivere, qual’era, questa selva, è cosa dura, quasi voglia dire impossibile:

Esta selva selvaggia, ed aspra, e forte:

pon qui tre condizioni di questa selva: dice prima che ell’era selvaggia, quasi voglia dinotare non avere in questa alcuna umana abitazione, e per conseguente essere orribile: dice appresso ch’ella era aspra, a dimostrare la qualità degli alberi e de’ virgulti di quelli, li quali dovieno essere antichi, con rami lunghi e ravvolti, contessuti e intrecciati intra sè stessi; e similemente piena di pruni, di tribuli e di stecchi, senza alcuno ordine cresciuti, e in qua e in là distesi: per le quali cose era aspra cosa e malagevole ad andare per quella. E in quanto dice forte, dichiara lo impedimento già premostrato, vogliendo per l’asprezza di quella essa esser forte, cioè difficile a potere per essa andare e fuori uscirne: e questo dice esser tanto, che nel pensier, cioè nella rammenzione d’esservi stato dentro, rinnuova la paura. Umano costume è, tante volte da capo rimpaurire, quante l’uomo si ricorda de’ pericoli ne’quali luomo è stato. Tanto è amara, non al gusto ma alla sensualità umana, che poco e piii morte -, ed è la morte, secondo il Filosofo, l’ultima delle cose terribili, intantochè ciascuno animale naturalmente, ad ogni