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SOPRA DANTE 351

se e labili come è l’acqua, la quale è in corso continuo: niuno fermo stato hanno; oggi sono, e domane non sono: oggi sono in questo luogo, e domane in quell’altro; oggi piacciono e domane spiacciono. E chiama l’autor quest’acqua fiumicello, che è diminutivo di fiume, per dare ad intendere queste cose temporali e la lor luce, e il lor comodo, a rispetto delle cose eterne, esser piccole o niuna cosa: e perciò chi vuole pervenire all’altezza della fama filosofica, gli conviea passar questo fiumicello non con delicatezze, non con morbidezze, non con conviti e artificiati cibi e esquisiti vini, e con lunghi sonni e dannosi ozii; ma tutte queste cose, e simiglianti, non solamente scacciate e rimosse da sè, ma senza bagnarsi i piedi in quest’acqua, cioè in alcuno atto lasciarsi toccare, o muover l’affezione a quella, e come terra dura passarlo, come il passarono per la temperai gloria Cammillo, Cincinnato, Curzio, Fabbrizio, e Scipione e simiglianti: e per la filosofica eminenza Diogene, Democrito, Anassagora, e i lor simili, li quali scalpitate co’ piedi le ricchezze, ed avutole a vile, e disprezzatole, passarono con lieto e libero animo alle lunghe fatiche degli studii delle virtù e delle scienze: e passato il fiumicello, cioè le temporali delizie scalpilate, con cinque solenni poeti, cioè con quelli dottori, li quali sieno per sofficienza degni a dimostrare quella via, per la quale alla filosofica operazione a perfezion si perviene. E intendendo per le sette porti, per le quali dice che entrò coi que’ savii, le