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320 | COMENTO DEL BOCCACCI |
lo: ed ottenutolo, lui nel campo Formiano, non lontano da Gaeta, uccise: e tagliatagli la testa, e la destra mano, con esse se ne tornò a Roma, quasi triunfasse di quella testa che la sua avea liberata da morte. Lino, supple vidi.
Lino fu Tebano, uomo d’altissimo ingegno, e in musica ammaestrato molto: e insieme con Anfione e con Zeto Tebani, e nobilissimi musici concorse. Credesi fosse uno di quelli primi poeti teologi; e secondochè scrive Eusebio, egli fu maestro d’Ercole: e fu a’ tempi di Bacco, chiamato Libero padre, regnante Pandione in Atena, e Steleno appo gli Argivi: e perseverò insino al tempo che Atreo e Tieste regnarono in Micena, ed Egeo in Atene: e Seneca Morale.
Seneca Morale. È cognominato questo Seneca, Morale, a differenza d’un altro Seneca, il quale della sua famiglia medesima fu, poco tempo appresso di lui, il quale, essendo il nome di questo Morale Lucio Anneo Seneca, fu chiamato Marco Anneo Seneca: e fu poeta tragedo perciocchè egli scrisse quelle tragedie le quali molti credono che Seneca morale scrivesse. Fu adunque questo Senaca Spagnuolo, della città di Corduba: ed egli con due suoi fratelli carnali, dei quali l’un fu chiamato Junio Anneo Gallio, e l’altro Lucio Anneo Mela, padre di Lucano, da Gneo Domizio avolo di Neron Cesare, secondochè alcuni dicono, furono menati a Roma; e quivi furono in onorevole stato, e massimamente questo Seneca, il quale, qual che la cagion si fosse, venuto in disgrazia di Claudio Cesare, il rilegò nell’i-