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SOPRA DANTE 319

vinatione, de Laudibus Philosophiae, de Legibus, de Republica, de Re frumentaria, de Re militari, de Re agraria, de Amicitia, de Senectute, de Paradoxis, de Topicis, ed altri più: e lasciò infinite orazioni fatte in senato ed altrove, degne di eterna memoria: e oltre a ciò scrisse un gran volume di pistole famigliari e altre. Divenne per la sua industria in Roma splendido cittadino, in tanto che non solamente fu assunto tra la gente patrizia, ma esso fu fatto dell’ordine del senato, e insino al sommo grado del consolato pervenne: nel quale avendo da Fulvia, amica di Quinto Curio, e da certi ambasciatori degli Allobrogi, cautamente sentita la congiurazione ordinata da Catilina, presi certi nobili giovani romani che a quella tenevano, essendosi già Catilina partito di Roma, da grandissimo pericolo liberò la città. Fu oltre a ciò mandato in esilio da’ Romani, e poi finito l’anno rivocato, e con mirabile onore ricevuto. E sopravvenute le guerre cittadine, seguì le parti dì Pompeo: ed essendo in ogni parte i Pompeiani vinti da Giulio Cesare, fu rivocato in Roma, nè però fu privato dell’ordine senatorio. Ultimamente fu di quelli li quali congiurarono contro a Cesare, e quivi si ritrovò dove Cesare fu ucciso; per la qual cosa, come gli altri congiurati fuggitosi di Roma, essendo il nome suo posto nella tavola de’ proscritti da Antonio triumviro, il quale fieramente l’odiava, se n’andò a Gaeta: dove pianamente dimorando, Gaio Popilio Lanate, il quale Tullio con la sua eloquenza avea di capitale pericolo liberato, pregò Marco Antonio, che gli concedesse di perseguirlo e d’uccider-