mato Sofonisco intagliator di marmi, e la sua madre ebbe nome Fenarete, il cui uficio era aiutare le donne ne’ parti loro, e quelle per prezzo servire; ed esso medesimo, secondochè dice Papia, alquanto tempo s’esercitò nell’arte del padre: poi lasciata l’arte paterna, divenne discepolo d’una femmina chiamata Diotima, secondochè si legge nel libro De Vitis Philosophorum. Ma santo Agostino nel libro VIII. De Civitate Dei, scrive che egli fu uditore d’Archelao, il quale era stato auditore di Anassagora. E poichè alquanto tempo ebbe udito sotto Archelao, per divenire pienamente esperto degl’intrinseci effetti della natura, in più parti del mondo gli ammaestramenti de’ più savii andò cercando, secondochè scrive Tullio nel libro secondo delle Quistioni Tusculane: e in tanta sublimità di scienza pervenne, che egli, secondochè scrive Valerio, fu reputato quasi un terrestre oraculo dell’umana sapienza. E secondochè mostra di tenere Apulegio, e similmente Calcidio sopra il primo libro del Timeo di Platone e come Agostino nel libro VIII, della Città di Dio, egli ebbe seco infìno dalla sua puerizia un dimonio, il quale Apulegio predetto chiama iddio di Socrate in un libro che di ciò compose: il quale molte cose gl’insegnò, e in ciò che egli aveva a fare l’ammaestrò. Ma chi che di ciò gli fosse il dimostratore, egli fu non solamente dagli uomini ma eziandio da Apolline, il quale gli antichi ne’ loro errori credettero essere iddio della sapienza, giudicato sapientissimo. Della qual cosa non è molto da maravigliarsi, conciosiacosachè egli fosse nelli studii della filosofìa assiduo; e tanto