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254 | COMENTO DEL BOCCACCI |
nacque nella patria sua il secondo anno del triumvirato di Ottaviano Cesare: e fu di famiglia assai onesta di quella città: e dalla sua fanciullezza maravigliosamente fu il suo ingegno inchinevole agli studii della scienza. Per la qual cosa siccome esso mostra nel preallegato libro, il padre più volte si sforzò di farlo studiare in legge, siccome faceva un suo fratello, il quale era di più tempo di lui; ma traendolo la sua natura agli studii poetici, avveniva, che non che egli in legge potesse studiare, ma sforzandosi talvolta di volere alcuna cosa scrivere in soluto stile, quasi senza avvedersene, gli venivano scritti versi; per la qual cosa esso dice nel detto libro:
Quidquid conabar scribere, versus erat:
della qual cosa il padre, dice, che più volte il riprese , dicendo:
Saepe pater dixit, studium quid inutile tentas?
Maeonides nullas ipse reliquit opes.
Per la qual cosa eziandio contro al piacer del padre si diede tutto alla poesia; e divenuto in ciò eruditissimo uomo, lasciata la patria se ne venne a Roma, già imperando Ottaviano Augusto, dove singularmeute meritò la grazia e la familiaritade di lui: e per sua opera fu ascritto all’ordine equestre, il quale, per quello che io possa comprendere, era quel medesimo che noi oggi chiamiamo cavalleria: e oltre a ciò fu sommamente nell’amore de’ romani giovani. Compose costui più libri essendo in Roma, de’ quali fu il primo quello che noi chiamiamo l’Epistole: appresso ne compose uno partito in tre, il quale alcuno chiama Liber Amorum, altri il chiama Sine titu-