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SOPRA DANTE | 253 |
della scena: e singularmente usò l’amistà di Mecenate nobilissimo uomo di Roma, ed in poesia ottimamente ammaestrò. Usò similmente quella di Virgilio e di alcuni altri eccellenti uomini: e fu il primiero poeta che in Italia recò lo stile de’ versi lirici, il quale comechè in Roma conosciuto non fosse, era lungamente davanti da altre nazioni avuto in pregio, e massimamente appo gli Ebrei; perciocchè, secondochè san Geronimo scrive nel proemio libri temporum d’Eusebio Cesariense, il quale esso traslatò di greco in latino, in versi lirici fu da’ Salmisti composto il Salterio. E questo stilo usò esso Orazio in un suo libro, il quale è nominato Ode. Compose oltre a ciò un libro chiamato Poetria, nel quale egli ammaestra coloro, li quali a poesia vogliono attendere, di quello che operando seguir debbono, e di quello da che si debbon guardare, volendo laudevolmente comporre. Negli altri suoi libri, siccome nelle Pistole, e ne’ Sermoni, fu acerrimo riprenditore de’ vizii, per la qualcosa meritò di esser chiamato poeta satiro. Altri libri de’ suoi, che i quattro predetti, non credo si trovino. Mori in Roma d’età di cinquantasette anni, secondo Eusebio dice in libro temporum, l’anno XXXVI. dello imperio d’Ottaviano Augusto.
Ovidio è il terzo.
Publio Ovidio Nasone fu natio della città di Sulmona in Abruzzo, siccome egli medesimo in un suo libro, il quale si chiama de Tristibus, testimonia, dicendo:
Sulmo mihi patria est gelidis uberrimus undis,
Millia qui decies distai ab Urbe novem,
E secondochè Eusebio in libro temporum dice, egli