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SOPRA DANTE 247

dicendo d’Omero. Fu questo valente uomo, secondo Callimaco, nominato Omero per lo vaticinio di lui detto da un matematico, il quale per avventura intervenne, nascendo egli, il quale disse: colui che al presente nasce morrà cieco, e per questo fu dal padre nominato Omero: il quale nome è composto ab o, che in latino viene a dire io, e mi, che in latino viene a dire non, ed ero, che in latino viene a dire veggio: e così tutto insieme viene a dire io non veggio: e come nel processo apparirà, secondo il vaticinio morì cieco. Questi dalla sua fanciullezza, aiutandolo come poteva la madre, si diede agli studii: e udite sotto diversi dottori le liberali arti, lungo tempo udì sotto un poeta chiamato Pronapide, chiarissimo in quei tempi in quella facultà; e appresso questo, partitosi di Grecia, seguendo i famosi studii, se n’andò in Egitto, dove sotto molti valenti uomini udì poesia e filosofìa e altre scienze, e massimamente sotto un filosofo chiamato Falacro, in quelli tempi sopra ogn’altro famoso; ed in Egitto perseverò nel torno di venti anni, con maravigliosa sollecitudine: e quindi poi se ne tornò in Arcadia, dove per infermità perdè il vedere. E cieco e povero si crede che componesse nel torno di tredici volumi variamente titolati, e tutti in istilo eroico, de’ quali ancora si trovano alquanti, e massimamente la Iliade, distinta in ventiquattro libri, nella quale tratta delle battaglie de’ Greci e de’ Troiani, infino alla morte d’Ettore, mirabilmente commendando Achille. Compose similemente l’Odissea in ventiquattro libri partita, nella quale tratta gli errori d’Ulisse, li quali dieci anni perseverarono