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SOPRA DANTE 197

favola sarà il significato nella esposizione allegorica) ed è posto a questo uficio di passar l’anime dannate dall’una riva all’altra d’Acheronte, come qui appare: non ti crucciare, e incontanente soggiugne la cagione per la quale gli mostra non doversi crucciare, dicendo: Vuolsi così, cioè che costui vivo vada per questo regno de’ morti, e dove si vuole: colà, dove si puote Ciò che si vuole, cioè nella divina mente; perciocchè Iddio può ciò che vuole: e più non dimandare: quasi voglia per questo dirgli, non è convenevole che a te si dimostri la cagione della volontà di Dio. Quinci, cioè dalle parole da Virgilio dette fur quete, cioè quetate, senza alcuna cosa più dire, le lanute gote, cioè barbute,

Del nocchier della livida palude,

cioè di Carone. E chiama ora palude quello che di sopra chiama fiume, e questo fa di licenza poetica, per la quale spessissimamente si pone un nome per un altro, sì veramente che quel cotal nome abbia alcuna convenienza con la cosa nominata, come è qui, che il fiume è acqua, e la palude è acqua: e talvolta in alcuna parte corre il fiume sì piano, che egli par non men tosto palude che fiume. Livida la chiama, a dimostrazione che l’acqua sia torbida, e quella torbidezza sia nera ed oscura;

Che ’ntorno agli occhi avea di fiamme ruote,

a dimostrare la sua ferocità e il suo furore. Ma quell’anime, ch’eran lasse, per dolore non per la lunghezza di cammino, e nude, di consiglio e di aiuto: Cangiar colore, mostrando l’angoscia di fuori la quale dentro sentivano, e dibattero i denti,