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160 COMENTO DEL BOCCACCI

gione, perchè, perchè ristai? di seguirmi: e reitera la interrogativa, per pugnere più l’animo dell’uditore: Perchè, cioè per qual cagione, tanta viltà, quanta tu medesimo nelle tue parole dimostri, nel cuor t’allette? cioè chiami con la falsa esaminazione, la qual fu delle cose esteriori:

Perchè ardire, e franchezza non hai?

e massimamente:

Poichè tali tre donne benedette,

quali sopra detto t’ho, cioè quella donna gentile, e Lucia e Beatrice, Oran1 di te, cioè hanno sollecitudine di te, e procuran la tua salute, nella corte del cielo, nella quale sussidio non è mai negato ad alcuno che umilmente lo domandi: e oltre a ciò, E ’l mio parlar, al quale tu dovresti dare piena fede, se tanto amore hai portato e porti alle mie opere, come davanti dicesti,

Vagliami ’l lungo studio, e ’l grande amore, ec.

tanto ben ti promette? cioè di conducerti salvamente in parte, della qual tu potrai, se tu vorrai, salire alla gloria eterna. Quali i fioretti: qui dissi cominciava la quinta parte di questo canto, nella quale l’autore per una comparazione dimostra il perduto ardire essergli ritornato, e il primo proponimento. Dice adunque così: Quali i fioretti, li quali nascono per li prati, dal notturno gelo, Chinati, e chiusi; perciocchè partendosi il sole, ogni pianta naturalmente

  1. Benchè dai più accurati editori della divina Commedia sia stata preferita la lezione di questo passo, Curan di te, non ho voluto dipartirmi dalla lezione del Codice, che legge Oran di te. Noto questa variante perchè non mi par dispregevole.