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SOPRA DANTE 159

parlare essere onesto, il che di certi altri poeti non si può dire: Che onora te, Virgilio; e non solamente te, ma ancora, e quei, che udito l’hanno, e servato nella mente; perciocchè l’avere udito senza averlo servato, e poi ad esecuzione in alcuno laudevole atto mandato, non può avere onorato l’uditore. E mostra ancora in queste poche parole precedenti l’ardente sua affezione verso l’autore, acciò per quello faccia ancora più pronto Virgilio al soccorso dell’autore. Poscia che m ebbe, cioè Beatrice, ragionato questo, che detto t’ho,

Gli occhi lucenti lagrimosi volse,

per avventura verso il cielo; dove è qui da intendere, che detta la sua intenzione a Virgilio, si tornò: e questo lagrimare ancora più d’affezione si dimostra, dimostrandosi ancora un atto d’amante, e massimamente di donna, le quali come hanno pregato d’alcuna cosa la quale desiderino, incontanente lagrimano, mostrando in quello il desiderio loro essere ardentissimo: per la qual cosa dice Virgilio:

Perche mi fece del venir più presto:

E venni a te, nella piaggia diserta, dove tu rimiravi, laddove il sol tace, così come ella volse; quasi voglia dire che altrimenti non sarei venuto: Dinanzi a quella fiera, cioè a quella lupa ferocissima, ti levai, Che del bel monte, sopra il quale tu vedesti i raggi del sole, il corto andar ti tolse; perciocchè se davanti parata non ti si fosse, in breve spazio saresti potuto sopra il monte essere andato, dove per lo suo impedimento, a volervi su pervenire, ti convien fare molto più lungo cammino. Dunque, che è? cioè qual ca-