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52 IL FILOSTRATO


LXII.


Ma tempo prima a questo non m’occorse
     Che oggi, ch’io ’l trovai tutto soletto:
     Entrando nella sua camera, in forse
     Se el vi fosse, ed egli era in sul letto,
     E me vedendo, altrove si ritolse,
     Di che io presi alquanto di sospetto;
     E fattomi più presso, che piangea
     Il trovai forte, e forte si dolea.

LXIII.


Come io seppi il più lo confortai,
     E con nuova arte e con diverso ingegno
     Di bocca quel ch’avesse gli cavai,
     Datagli pria la mia fede per pegno,
     Ch’io nol direi ad alcun uom giammai.
     Questa pietà mi mosse, e per lui vegno
     A te, a cui in breve ho soddisfatto
     Di quel ch’e’ prega in ogni modo e atto.

LXIV.


Tu che farai? starai tu altiera,
     E lascerai colui, che sè non cura
     Per amar te, a morte tanto fiera
     Venire, a rio destino o ria ventura,
     Ch’un sì fatto uomo per te amando pera?
     Almanco della tua vaga figura
     Non gli fostu nè de’ tuoi occhi cara,
     Forse il campresti ancor da morte amara.