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188 IL FILOSTRATO


LV.


Colà istava, quand’ella mi prese
     Con gli occhi belli e vaghi con amore;
     Colà istava, quando ella m’accese
     Con un sospir di maggior fuoco il core;
     Colà istava, quando condiscese
     Al mio piacere il donnesco valore;
     Colà la vidi altiera, e là umile
     Mi si mostrò la mia donna gentile?

LVI.


Poi ciò pensando, giva soggiugnendo:
     Lunga hai fatta di me amor la storia,
     S’io non mi voglio a me gir nascondendo,
     E ’l ver ben mi ridice la memoria;
     Dove ch’io vada o stia, s’io bene intendo,
     Ben mille segni della tua vittoria
     Discerno, c’hai avuta trionfante
     Di me, che schernii già ciascuno amante.

LVII.


Ben hai la tua ingiuria vendicata,
     Signor possente e molto da temere:
     Ma poi ch’a te servir l’alma s’è data
     Tutta, siccome chiaro puoi vedere,
     Non la lasciar morire sconsolata,
     Ritornata nel suo primo piacere,
     Stringi Griseida sì come me fai,
     Sì ch’ella torni a dar fine a’ miei guai.