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154 | IL FILOSTRATO |
CXXIV.
Quand’ella risentendosi, un sospiro
Grandissimo gittò, Troilo chiamando;
A cui el disse: dolce mio disiro,
Or vivi tu ancora? E lagrimando,
In braccio la riprese, e ’l suo martiro,
Come potea, con parole alleggiando,
La confortò, e l’anima smarrita
Tornò al core, onde s’era fuggita.
CXXV.
E stata alquanto tutta alïenata
Si tacque; e poscia la spada veggendo,
Cominciò: quella perchè fu tirata
Del foder fuori? A cui Troilo piangendo,
Narrò qual fosse la sua vita stata:
Ond’ella disse: che è ciò ch’io intendo!
Dunque s’io fossi stata più un poco,
Tu ti saresti ucciso in questo loco.
CXXVI.
Oimè dolente a me, che m’ha’ tu detto!
Io non sarei in vita stata mai
Di dietro a te, ma per lo tristo petto
Fitta l’avrei: or noi abbiamo assai
A lodar Dio: per ora andiamo a letto,
Quivi ragionerem de’ nostri guai;
S’io considero il torchio consumato,
El n’è di notte già gran pezzo andato.