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da quella da esso prodotta, è forza convenire che non furono mai consultati, e che il codice Bulgarini era un guazzabuglio di errori. Questa ultima considerazione però svanisce interamente, quando si esamini con diligente confronto l’edizione parigina con qualsivoglia antico codice del Filostrato, e nasce la convinzione, che il frate Baroni con una sfacciataggine senza pari rifuse e guastò a suo talento tutto il poema. Difatto le differenze, che possono essere da ciascuno osservate, fra l’edizione di Parigi e i codici antichi, ossia con la presente edizione, che è conforme ai MSS:, sono tante e tali, che non si può ammettere che procedano da antica sorgente. Non contento il Baroni di mutilare capricciosamente il bellissimo Proemio in prosa del Boccaccio, che egli intitola Argomento, dà una diversa disposizione alle parti, o sia canti, di cui si compone il poema; cangia a capriccio le ottave tutte, in modo che rarissimi sono i versi che casualmente rispettò; muta spesso le rime, ponendone altre a capriccio; e in fine toglie affatto dal poema trentanove ottave. Questa brevemente è la strana, ma vera descrizione dell’edizione del Filostrato del 1789. Fosse stato almeno il frate Baroni valente poeta, ed una scusa poteva almeno addurre al suo plagio; ma i frequenti saggi che inserì nel suo Filostrato, nelle ottave da esso composte, non che superare l’originale che pretendeva emendare, mostrano l’insufficienza della sua poetica vena.

Non è mio scopo di far conoscere i pregi pei quali si raccomanda il Filostrato ad ogni cultore di nostra lingua, nè a me spetta a darne un giudizio; mi limi-