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mia mente involta, quando io sì fiso mirava la vostra fronte, che mi parve, allora che il chiaro raggio giunse nella bella acqua, riflettendo nel vostro viso, che dell’acqua uscisse uno spiritello tanto gentile e grazioso a vedere, ch’egli si tirò dietro l’anima mia a riguardare ciò che facesse, forse sentendo i miei occhi insofficienti a tanta gioia mirare, e salì per lo chiaro lume negli occhi vostri, e quivi per lungo spazio fece mirabile festa adornandoli di nuova chiarezza. Poi salendo più su questa luce, lasciando ne’ begli occhi i suoi vestigii, il vidi salire sopra la vostra corona, sopra la quale, come egli vi fu, insieme con i raggi parve che nuova fiamma vi s’accendesse, forse qual fu già quella che fu da Tanaquila veduta a Tulio piccolo garzone dormendo: e dintorno a questa saltando di fronda in fronda, come uccelletto che amoroso cantando visita molte foglie, s’andava, e i vostri capelli con diversi atti movendo, e intorniando a quelle, tal volta in essi nascondendosi e poi più lieto ogni fiata uscendo fuori; e pareami ch’egli fosse tanto allegro in se medesimo, quanto alcuna cosa mai esser potesse, e gisse cantando, overo con dolci voci queste parole dicendo:

"Io son del terzo ciel cosa gentile,
sì vago de’ begli occhi di costei,
che s’io fossi mortal me ne morrei.
E vo di fronda in fronda a mio diletto,
intorniando gli aurei crini,
me di me accendendo:
e ’n questa mia fiammetta con effetto
mostro la forza de’ dardi divini,
andando ogn’uom