Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/84

di quel colore era vestita che il cielo ne dimostra, quando, amenduni i figliuoli di Latona a noi nascosi, lucido solo con le sue stelle ne porge luce. E oltre allo splendore del bel viso, quello tanto lucente facea, che mirabile lustro a’ dimoranti in quel luogo porgeva fra le fresche ombre: e tal volta il riflesso raggio si distendea infino al luogo dove la laurea corona d’una parte con la candida testa, dall’altra con gli aurei capelli terminava, tra quelli mescolata con non maestrevole ravolgimento: e quando quivi pervenia, nel primo sguardo si saria detto che fra le verdi frondi uscisse una chiara fiammetta d’ardente fuoco, e tanto si dilatasse, quanto i biondi capelli si dimostravano a’ circunstanti. Questa mirabile cosa, forse più tosto o meglio avvedutosene che alcuno degli altri, mirava Caleon intentivamente quasi come d’altro non gli calesse, il quale per opposito a fronte alla reina sedeva in cerchio, dividendoli l’acqua sola: né movea bocca alla quistione che a lui veniva, perché taciuto avesse la reina già per alquanto spazio, avendo contentata la savia donna. A cui la reina così disse: O solo disio forse della cosa che tu miri, dinne, qual è la cagione che così sospeso ti tiene, che, seguendo l’ordine degli altri, non parli, solamente, come noi crediamo, mirando la nostra testa, come se da te mai vista non fosse avanti? Dilloci, e appresso, come gli altri hanno proposto, e tu proponi -. A questa voce, Caleon, levata l’anima da’ dolci pensieri, in sé la tornò alquanto riscotendosi, come tal volta colui, che per paura rompe il dolce sonno, suole fare, e così disse: Alta reina, il cui valore impossibile saria a narrare, graziosi pensieri in loro teneano la