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la donna si porti, egli pensa che aveduta si sia di ciò ch’egli ha fatto, e però guardatasene. S’e’ trova quello che cerca e trovare non vorria, chi è più doloroso di lui? Se forse estimate che il tenerla in braccio gli sia tanto diletto che queste cose debbia mitigare, il parere vostro è falso, però che quello tenere gli porge noia, pensando che altri così l’abbia tenuta. E se la donna forse amorevolemente l’accoglie, credesi che per torlo da tal pensiero il faccia, e non per buono amore ch’ella gli porti. Se malinconica la trova, pensa che altrui ami e di lui non si contenti: e infiniti altri stimoli potremmo de’ gelosi narrare. Dunque che diremo della costui vita, se non ch’ella sia la più dolente che alcun vivente possa avere? Egli vive credendo e non credendo, e sé e la donna stimolando e le più volte suole avvenire che di quella malattia di che i gelosi vivono paurosi, elli ne muoiono, e non sanza ragione, però che con le loro riprensioni molte fiate mostrano a’ loro danni la via. Considerando adunque le predette cose, più ha il vostro amico, che è geloso cagione di dolersi che voi non avete, però che voi potete sperare d’acquistare, colui con paura vive di perdere quella cosa che egli appena tiene sua. E però s’egli ha più materia da dolersi di voi e confortasi il meglio che elli puote, molto maggiormente voi vi dovete confortare e lasciare stare il piagnere, che è atto di pusillanima feminella, e sperare del buono amore, che voi alla vostra donna portate, non perdere merito: ché, ben che ella si mostri verso voi acerba al presente, e’ non può essere ch’ella non vi ami, però che amore mai