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parlare, niuna liberalità facessero a rispetto del cavaliere. Da sapere è che castità insieme con l’altre virtù niuno altro premio rendono a’ posseditori d’esse se non onore, il quale onore, tra gli altri uomini meno virtuosi, li fa più eccellenti. Questo onore, se con umiltà il sostengono, gli fa amici di Dio, e per consequente felicemente vivere e morire, e poi possedere gli etterni beni. La quale se la donna al suo marito la serva, egli vive lieto e certo della sua prole, e con aperto viso usa infra la gente, contento di vedere lei per tale virtù dalle più alte donne onorata, e nell’animo gli è manifesto segnale costei essere buona, e temere Iddio, e amare lui, che non poco gli dee piacere, sentendo che per etterna compagnia indivisibile, fuor che da morte, gli è donata. Egli per questa grazia ne’ mondani beni e negli spirituali si vede continuo multiplicare. E così, per contrario, colui la cui donna di tale virtù ha difetto, niuna ora può con consolazione passare, niuna cosa gli è a grado, l’uno la morte dell’altro disidera. Elli si sentono per lo sconcio vizio nelle bocche de’ più miseri esser portati, né gli pare che sì fatta cosa non si debbia credere a chiunque la dice. E se tutte l’altre virtù fossero in lui, questo vizio pare ch’abbia forza di contaminarle e di guastarle. Dunque grandissimo onore è quello che la castità della donna rende all’uomo, e molto da tener caro. Beato si può chiamare colui a cui per grazia cotal dono è conceduto, avvegna che noi crediamo che pochi sieno quelli a’ quali di tal bene sia portato invidia. Ma ritornando al nostro proposito, vedete quanto il cavaliere dava: ma egli non ci è della mente uscito quanto diceste, Tebano essere