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fecero, che, se agli altri colpi fatta non avessimo resistenza, non avriano fatta: e per lo piacere di due nobilissimi giovani alla sua signoria divenimmo suggette, seguendo i suoi piaceri con più intera fede e con più fervente volere che mai altre donne facessero. Ora ci ha la fortuna e amore di quelli, come io ti dirò, sconsolate. Io, che prima che costei, amai, con ingegno maestrevolemente credendo il mio disio terminare, feci sì che io ebbi al mio piacere l’amato giovane, il quale io trovai altrettanto di me quanto io di lui essere innamorato. Ma certo già per tale effetto l’amorosa fiamma non mancò, né menomò il disio, ma ciascuno crebbe, e più che mai arsi e ardo: il quale fuoco, tenendo lui nelle braccia e tal volta vedendolo, come io poteva il meglio mitigava tenendolo dentro nascoso. Avvenne, non si rivide poi la luna tonda, che costui commise disavedutamente cosa, per la quale etterno essilio della presente città gli fu donato: ond’egli, dubitando la morte, di qui s’è partito, sanza speranza di ritornare. E io, sopra ogni altra femina, ardendo più che mai, sanza lui sono rimasa disperata, onde io mi dolgo; e quella cosa che più la mia doglia aumenta è che io da tutte parti mi veggo chiusa la via di poterlo seguire: pensa oramai se io ho di dolermi cagione". Dissi io allora: "E quest’altra perché si duole?". Quella rispose: "Questa similmente com’io innamorata d’un altro, e da lui similmente sanza fine amata, acciò che i suoi disii non passassero sanza parte d’alcun diletto, per gli amorosi sentieri più volte s’è ingegnata di volergli recare ad effetto, a’ cui intendimenti gelosia ha sempre rotte le vie e occupate: per che