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fosse messo, e quello che egli facesse, e che dicesse, e come stesse, tutto narra. Poi il principio della stata presura ignorando, come egli collato giù della torre fosse con Biancifiore ignudi dice, e mostra con la verga in che parte del prato fosse il fuoco acceso intorno a loro due, e quando a loro l’oscuro nuvolo discese, e dove la battaglia di Ascalion e de’ suoi compagni con gli avversarii fosse fatta per lo suo scampo; e conta come poi levato del pericolo, dall’amiraglio riconosciuto fu onorato. Dice ancora della sua tornata, e del trovato Fileno, e della posta terra; e similemente come in Roma entrasse, e dove prima arrivasse, e come poi uscitone, e ritornandovi, fu onorato. Le quali cose il padre e la madre udendo, subitamente paurosi divennero, e quasi a’ partiti che disegnava, pare loro vedere. Poi lieti tornando de’ ricevuti onori, dimenticano la paura e lodano Iddio che loro, non per loro merito, ma per sua benignità renduto l’ha sano e salvo.

Poi che la dolente stagione fu passata, e la dolcissima primavera recata da Febo avendo già di nuove e belle erbette e fiori rivestita la terra e gli alberi, a Florio venne in disio di visitare il santo tempio, al quale Lelio non era potuto pervenire con la sua Giulia, e a ciò si dispose, e con Mennilio e con Ilario entrò al disiato cammino, e con loro Biancifiore. E ’l vecchio re, che lungo tempo in Marmorina dimorato era, volonteroso d’andare a Corduba, egli e la reina insieme con Florio infino a quella andarono, e quivi essi rimasero, con loro ritenendo il piccolo Lelio; e Florio e’ suoi cavalcarono avanti al loro viaggio.

Camminando costoro per alcuna giornata, partiti