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sostengono. A loro avviene, e a me similemente, come a colui che nel suo grembo con diligenza il serpente nutrica: egli è il primo morso dal velenoso dente. Quando riceverà egli mai dal nuovo Iddio tante grazie, quante da quelli, ch’egli ha abandonati, ha ricevute? Certo non mai. Io non credo che egli fosse mio figliuolo; ma più tosto delle dure quercie e delle fredde pietre fu generato, e dalle crudeli tigre bevve il latte. Mai niuna mia afflizione il fé pietoso, ma sempre quelle cose che egli ha sentito che noiose mi siano, quelle ha operate: e però guardisi mai a me inanzi non apparisca; niuno nimico di me potrà aver maggiore. Egli, continua tristizia dell’anima mia, so che quella, divisa dal corpo, trista manderà agl’infernali iddii: quelli iddii, i quali elli ha per nuova credenza abandonati, me ne facciano ancora vedendolo turpissimamente morire essere contento! -.

Tacque il re, e costoro la fiera risposta udita, gli si levarono davanti, né a rispondere poterono tornare a Florio, per la sopravenuta notte. Ma la reina, la quale non picciola cura stringea di sapere del figliuolo novelle, vedendo costoro partiti dal turbato re, a sé chiamare li fece, e da loro particularmente dello stato del figliuolo s’informa, e dell’essere di Biancifiore: delle quali cose di tutte saria stata contenta, se la nuova ira del padre non fosse stata per la nuova legge dal figliuolo novellamente presa. Ella, udendo che per quella sì aspramente il padre da sé l’accomiata, e lui d’altra parte fermo di non venire davanti a lui, se la presa legge non prende, vorria morire. Ma dopo lungo pensiero, con dolci parole priega gli ambasciadori che l’adirata risponsione del padre non portino al suo figliuolo;