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quelli nulla fossi? E, avutolo, che felicità si fosse mai non conobbi! Oimè, ora non mi fosse mai nato, che certo ancora col mio nome durerebbe l’effetto. Io, misero, nella sua natività mi pote’ uno IN aggiungere al santo nome, acciò che in misero l’avessi mutato, come la fortuna mutò le cose. Io mi credetti avere bastone alla mia vecchiezza, e io gravissimo peso mi v’ho trovato aggiunto. Questi dalla sua puerizia cominciò quella cosa a fare, per la quale io dovea vivere dolente, e essendo infino a qui tristo, di lui e della sua pellegrinazione sempre temendo, vivuto, credendo per la sua tornata alquanto menomare la mia doglia, l’ho accresciuta, e egli l’accresce continuo. Sia maladetta l’ora ch’egli nacque, e che io prima d’averlo disiderai! Egli a me s’ha lungamente tolto, e ora in etterno a’ nostri iddii s’ha furato, e me similemente vuole loro torre; ma e’ non sarà così, né mai farò cosa che gli piaccia e cessino gl’iddii che io di farla abbia in pensiero. Dunque ha egli i nostri veri iddii, da’ quali egli ha tanti beni ricevuti, abandonati per altra legge, e ha creduto a’ sottrattori cristiani, de’ quali maggiori nimici non ci conosce? Ora ha egli messo in oblio la santa Venere, la quale, secondo ch’io udii, gli porse celestiale arme a difendere l’amata Biancifiore contra mio volere? Ha egli dimenticato Marte, il quale non isdegnò abandonare i suoi regni per venirlo ad aiutare nell’aspra battaglia campale, ov’egli, se l’aiuto di quello non fosse stato, saria rimaso morto? Ha egli dimenticati gl’iddii, da cui prima risponso ebbe della perduta Biancifiore, o quelli che lui nello acceso fuoco difesero? Ora sia la loro potenza maladetta, poi che da lui tanto