Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/352

- O singulare amico a me intra molti, a cui le mie avversità sempre furono tue, dove se’ tu? Quali regioni, o Ascalion, cerca testé la tua santa anima? Certo io credo le celestiali, però che la tua virtù le meritò. O caro amico, quanto amara cosa da me t’ha diviso! Ove a te il ritroverò io simile? Chi, se la contraria fortuna tornasse, di vivere mitissimamente mi daria consiglio, come tu facesti più volte, essendo amore di morte nel mio misero petto? Chi alle mie gravi avversità aiutarmi sostenere gli avversarii fati sottentrerebbe, come tu sottentravi? Oimè, che queste cose sempre mi saranno fitte nell’intime medolle, e prima il mio spirito le sottili aure cercherà, ch’elle passino della mia memoria. Alcuni vogliono lodare per amicizia grandissima quella di Filade e d’Oreste, altri quella di Teseo e di Peritoo mirabilemente vantano, e molti quella d’Achille e di Patrocolo mostrano maggiore che altra; e Maro, sommo poeta, quella di Niso e di Eurialo cantando sopra l’altre pone, e tali sono che recitano quella di Damone e di Fizia avere tutte l’altre passate: ma niuno di quelli che questo dicono la nostra ha conosciuta. Certo niuna a quella che tu verso di me hai portata si può appareggiare. Se Filade Oreste furioso lungamente guardò, egli però te non passò di fermezza. E chi fu alla mia lunga follia continua guardia se non tu? E quale più dirittamente si può dire folle, o fa maggiori follie, che colui che oltre al ragionevole dovere soggiace ad amore sì come io feci? Se Peritoo ardì di cercare dietro a Teseo le infernali case, di sé più maraviglia che odio mettendo nel doloroso iddio, gran cosa fece; ma tu non dietro a