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mio fratello lasciai -. Sempronio, udendo questo, più s’incominciò a maravigliare, e più fiso mirandola, quasi già la veniva raffigurando; ma la memoria del falso corpo, per adietro da lui sepellito, non gli lasciava credere ciò che vera imaginazione gli raportava. Il vecchio padre udì la questionante figliuola, e la voce, non udita di gran tempo, riconobbe, e già quasi gli fu manifesto essere per adietro stato ingannato; e chiamato a sé Sempronio, gli comandò che dentro a lui menasse la donna, la quale prima alla sua poca vista non fu palese, che egli, come potea, grave, la corse ad abbracciare, dicendo: Veramente tu se’ Glorizia mia cara figliuola -. E narratole come morta pianta l’aveano, sanza fine la fecero maravigliare, e poi dolere della trapassata madre e rallegrare della multiplicata prole, a’ quali faccendola nota con intera chiarezza, con festa a Scurzio suo marito, il quale lei credendo morta un’altra n’avea menata, che poco tempo era passato che similemente morta s’era, la rendeo, con cui ella felicemente poi lungamente visse.

Ricevuta Glorizia, e riso molto di questo accidente da Biancifiore e da Clelia alle quali poi essa lo narrò, e durante ancora la festa grande di Florio, Ascalion, già molto pieno d’anni, infermò, e dopo lunga infermità, in buona disposizione rendé l’anima a Dio. Il cui passare di questa vita sanza comparazione a Florio dolfe, ma fattolo di nobilissimi vestimenti vestire e a guisa di nobile cavaliere adornare sopra un ricchissimo letto, vergognandosi di spandere lagrime nella presenza de’ circunstanti, quindi comandò ogni persona partire, e rimaso solo, con amarissimo pianto bagnando il morto viso, così cominciò a dire: