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festeggiare intende. Florio, delle avvenute cose oltre contento, quivi la sua magnanimità comincia a mostrare, e i gran tesori lungamente guardati dona e dispende, pure che i prenditori sieno. Niuno gli va davanti, che sanza dono si parta, e ’l simigliante il duca e gli altri fanno: e quasi niuno è in Roma che per ricevuto dono o molto o poco non sia loro tenuto. Ampliasi la loro fama, e come dii vi sono riveriti. Niuno v’è che non s’ingegni di piacere loro e di servirgli: e questo aggrada molto a Mennilio e a Quintilio, e lieti vivono di tale parente, e con gli altri faccendo festa, quella lungamente fanno durare.

Glorizia, onorata molto da Clelia, dalla quale veramente fu riconosciuta, di rivedere il padre e la madre e’ suoi sollicita, con licenza di Biancifiore, accompagnata da molti, ricerca i suoi palagi, ove due fratelli solamente avanti nati di lei lasciò nel suo partire, e ora piena di molti la ritruova. Ella due sorelle già grandi, e con figliuoli, e tre fratelli più che gli usati vi vede, e, non conosciuta, non è chi le parli. Il padre vecchissimo giace, e appena vede alcuna cosa. Sempronio di lei maggior fratello, il quale ella bene riconosce, ma egli lei no, però che nell’aspetto nobile donna gli pare, e vedela di bellissimi vestimenti ornata e accompagnata da molti valletti, l’onora e dicele: Gentil donna, cui adomandate voi? -. A Cui Glorizia: O caro fratello Sempronio, or non mi conosci tu? Non vedi tu che io sono la tua Glorizia, la quale sì piccola da voi mi partii seguendo Giulia e Lelio al lontano tempio? Che? Voi ora non mi riconoscete? Certo io riconosco ben voi -. A cui Sempronio: Gentil donna, a cui che il cianciare stia bene, a