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tornato all’ostiere, narrò a’ suoi compagni che fare doveano, e similemente a Biancifiore e a Glorizia, acciò che malcontente nel piccolo spazio non dimorassero. Per che veduto luogo e tempo, Ascalion disse a Mennilio che partire li convenia: e preso da lui congedo e da Quintilio, e Filocolo e gli altri compagni similemente rendendo degne grazie del ricevuto onore, e Biancifiore e Glorizia da Clelia e da Tiberina ancora s’accomiatarono, con pietose lagrime partendosi. E saliti sopra i buoni cavalli, con tutta la famiglia e ’l piccolo figliuolo, che all’ostiere loro primo era rimaso, fattisi venire li grandi arnesi, cercarono Alba, antica città da te, o Enea, edificata, alla quale assai tosto pervennero: e quivi stando celati, attesero il messaggio d’Ilario.

Ilario, che all’impresi fatti era sollecito, avendo con molti altri ragionamenti gli animi di Mennilio e di Quintilio accesi d’ardente disio di vedere Filocolo e la loro nipote e ’l piccolo Lelio, parendogli tempo, per singulare messo a Filocolo nunziò che la futura mattina venisse sanza alcuno indugio. E questo fatto, andato a Vigilio sommo sacerdote, e avvisatolo della venuta del giovane prencipe, e la cagione, con umili prieghi ad obviarlo il commosse con eccellente processione, e dopo lui il vittorioso Bellisano a simile cosa richiese: il quale, udendo chi il giovane fosse, graziosamente il promise. Allora Ilario mandò per Mennilio e per Quintilio, e loro la venuta di Filocolo nunziò, confortandoli che onorevolemente gli uscissero incontro e graziosamente il ricevessero.

Venne il grazioso giorno, bello per molte cose e da Biancifiore e da Glorizia sopra tutte le cose disiderato. Filocolo comandò