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una grazia, per la quale essi sempre vi sono tenuti, cioè di venire ad onorare la loro festa: piacciavi, adunque, all’altre donne e a me la seconda grazia non negare -. A cui Filocolo con soave voce rispose: Gentil donna, a voi niuna cosa giustamente si poria negare; comandate: io e’ miei compagni a’ vostri piaceri tutti siamo presti -. A cui la donna così disse: Con ciò sia cosa che voi, venendo, in grandisima quantità la nostra festa multiplicaste, io vi voglio pregare che partendovi non la manchiate, ma qui con noi questo giorno, in quello che cominciato avemo, infino alla sua ultima ora consumate -. Filocolo rimirava costei parlante nel viso, e vedea i suoi occhi pieni di focosi raggi sintillare come matutina stella, e la sua faccia piacevolissima e bella; né poi che la sua Biancifiore non vide, gli parea sì bella donna avere veduta. Alla cui domanda così rispose: Madonna, disposto sono a più tosto il vostro piacere che ’l mio dovere adempiere: però quanto a voi piacerà, tanto con voi dimorerò, e’ miei compagni con meco -. Ringraziollo la donna, e ritornando all’altre, con esse insieme s’incominciò a rallegrare.

In tal maniera dimorando Filocolo con costoro, prese intima dimestichezza con un giovane chiamato Caleon, di costumi ornatissimo e facundo di leggiadra eloquenza, a cui egli parlando così disse: Oh, quanto voi agl’iddii immortali siete tenuti più che alcuni altri i quali in una volontà pacifici vi conservano di far festa! -. - Assai loro ci conosciamo obligati - rispose Caleon; - ma quale cagione vi muove a parlare questo? -. Filocolo rispose: Certo niuna altra cosa se non il vedervi qui così assembrati tutti in un volere -. - Certo -