Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/310

Filocolo si maravigliò molto, pensando alla grande nobiltà de’ zii di Biancifiore, e alla miseria in che la fortuna l’avea recata, ponendola nella sua casa come serva, e così da tutti riputata; e molto in se medesimo si contentò che donna di sì nobile progenie gli fu dagl’iddii per amante mandata e poi per isposa: e con Ascalion delle iniquità del padre e della madre verso di lei usate si duole, e più che mai le biasima e odia, e con turbato viso grievemente riprende il suo maestro riducendogli a memoria ciò che per adietro sconciamente della giovane aveva parlato, e dice che - meritamente gl’iddii dovriano a costoro notificare chi tu se’, acciò che dove tu onore ricevi, fossi, come hai servito, guiderdonato -. Poi con più temperato viso dice: Veramente io dubito che conosciuti non siamo in questo luogo, però che costoro hanno sangue toscano: essi non mettono mai l’offese in oblio sanza vendetta. Se io forse da loro fossi conosciuto, io non credo che mi riguardassero per ch’io loro congiunto sia: ma come mi potrò io anche partire sanza la loro pace, o almeno sanza la loro conoscenza, la quale io in niuna parte posso meglio che qui trattare? -. Ascalion, che tutte le sue parole ascoltava, né niente si turbò per riprensione udita, però che già debita compunzione per se medesimo avea presa della commessa colpa, così gli disse: Filocolo, tu e’ tuoi compagni siete giovani e per diverse parti del mondo sconosciuti siete pellegrinati, per la qual cosa alcuna persona non è che vi conosca per quelli che siete: però, se di qui partirti disideri, fare lo possiamo, né fia chi saputo abbia chi voi vi siate. Se la conoscenza e la pace de’ tuoi parenti disideri, non è