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per ritrarre Filocolo da tale amore, ora l’incominciarono a dolere. Egli fece a Filocolo vietare a Glorizia che in nulla maniera a Biancifiore dovesse narrare chi coloro fossero dove albergati erano, sappiendo bene che essa gli conoscea. Ma Filocolo, dopo alcun giorno, vedute le magnificenze de’ due fratelli, cioè di Mennilio e di Quintilio, e essendogli molto piaciute, e similemente l’onore che ad Ascalion e a loro tutti era fatto, e quello che Clelia, di Mennilio sposa, stata per adietro di Giulia sorella, e Tiberina, moglie di Quintilio, facevano a Biancifiore e a Glorizia e all’altre che con Biancifiore erano, li venne volontà di sapere chi costoro fossero, e domandonne Ascalion. - Come, caro figliuolo, non sai tu dove tu se’ e in casa cui? -. - Certo - disse Filocolo - in Roma so ch’io sono, e in casa di Mennilio; ma chi esso sia io non so: e s’io il sapessi, a che fare te ne domanderei io? -. Disse allora Ascalion: Ora sappi che di costoro fu fratello Lelio, il padre di Biancifiore, il quale dal tuo padre fu ucciso, e quella donna chiamata Clelia, la quale tanto Biancifiore onora, sorella carnale fu di Giulia sua madre. Vedi ove la fortuna ci ha mandati! Io penso che senno sarebbe omai di qui partirci, però che di leggieri, se conosciuti fossimo da loro, potremmo in questa fine del nostro cammino ricevere impedimento: e io ho veduto, e molte volte udito, nave correre lungo pileggio con vento prospero, e all’entrare del dimandato porto rompere miseramente. La fortuna ci è in molte cose stata contraria: che sappiamo noi se ancora la sua ira verso noi è passata? Da fuggire è la cagione acciò che l’effetto cessi -. Queste parole udendo