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sì vi dovresti tu volere andare. E con tutte queste cose ancora farai tu me lieta più ch’altra femina fosse mai, però che io rivedrò i miei, i quali forse già è lungo tempo dierono per me pietose lagrime, credendo ch’io fossi morta. Non essere a’ miei prieghi dura, io te ne priego, ma se io mal grazia da te meritai, concedi quello ch’io con tanti prieghi t’adimando -.

Glorizia tacque, e Biancifiore così le rispose: O donna, a me più cara che madre, e cui io sola per madre riconosco, perché con tanto effetto priego sopra priego aggiugnendo mi prieghi, né più né meno come se tu avessi in me sì poca fede che incredibile ti fosse ch’io per te non facessi ciò che per me si potesse operare? Tu disideri d’essere in Roma, e a me t’ingegni, dov’io d’esservi non disiderassi, di farmelo disiderare con le tue parole, le quali in verità il gran disio, ch’io ho di vederla, assai m’hanno acceso: e se io mai disiato non l’avessi, vedendolo a te disiare, sì lo disidererei; ma come poss’io mettere ad effetto, se non quanto piace al mio Florio? Non sai tu che per matrimoniale legge gli sono legata? Io non posso, né debbo, far più ch’e’ voglia, però che egli è mio signore per molte ragioni. Non fu’ io in casa sua nutricata? Non sono io da lui per tutto ’l mondo stata ricercata? Non m’ha egli con pericolo della sua persona tratta delle mani della canina gente, ov’io era in servaggio venduta? Non sono io per lui due volte stata liberata da morte? Non sono io similemente sua sposa? Dunque seguire i suoi piaceri deggio, non egli i miei. Se tu vuoi ch’io il prieghi, ben so che nulla cosa è che a mio priego e’ non facesse; ma io debbo riguardare di che io priego, però che