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tuo antico avolo, posta sopra aguto marmo di Persia; e vedrai la colonna Adriana e l’arco adorno delle vittorie d’Ottaviano. O quante cose mirabili ancora, vedute queste, ti resteranno a vedere! Io poi da tutti i tuoi parenti conosciuta, darò con le mie parole ferma fede che tu di Lelio e di Giulia sii stata figliuola, e sarò creduta, però che i miei parenti, ancora che io al tuo servigio sia, non sono ignobili. E essendo tu riconosciuta da’ tuoi, sarai ricevuta negli alti palagi e intorniata di nobilissime donne, le quali per grande amore che t’avranno e per le tue bellezze ti guarderanno per maraviglia, faccendoti ciascuna onore a pruova, e sarai da tutte tacitamente ascoltata narrando i tuoi casi, i quali esse ascoltando spanderanno lagrime d’amore baciandoti mille volte, e appena parrà loro che tu con esse sia, tanto fia il disiderio loro d’essere con teco. E i fratelli del tuo padre, lieti di sì bella nipote, ordineranno feste, parendo loro avere racquistato il perduto Lelio, e saranno molto più di te ora contenti che se piccolina t’avessero avuta, e massimamente sentendo la verità della tua virtuosa vita, laudevole infra le dee del cielo, e ancora veggendoti sposa di Florio, figliuolo di sì alto re, come è quello di Spagna: e più si rallegreranno, sentendo che corona d’oro sia alla tua testa apparecchiata quando il vecchio re morisse, ancora che molti de’ tuoi antichi la portassero. Perché mi fatico io di dirti quanto tu dell’andarvi diverrai contenta, con ciò sia cosa che io mai la menoma parte dire non te ne potrei? Però andianvi, ché, se niuna altra cosa te ne seguisse, se non che tu conoscerai te non essere quella che forse tal volta la coscienza ti dice, per le udite parole