Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/263

si dierono a’ cibi: delle quali quattro bellissime, abandonato ogni vergognoso freno, forse oltre al dovere presero de’ doni di Bacco, da’ quali stimolate, lasciata la loro compagnia, con ragionamenti e atti dissoluti si dierono ad andare fra li fruttiferi alberi correndo, l’una tal volta cacciando l’altra e l’altra tal volta dall’una essendo cacciata. Per che, riscaldate e dall’affanno e da Lieo e da’ solari raggi, per cacciare quello, le fresche ombre di questo luogo cercarono. Nel quale entrate, l’una chiamata Alleiram dove cotesto marmo dimora, non essendovi esso, essa si pose a sedere; la seconda, Airam chiamata, qui a fronte, dove le vecchie radici del bel granato vedete, s’assise; la terza, il cui nome era Asenga, dal sinistro, e Annavoi, la quarta, dal destro ad Alleiram si posero, le contrarie mani d’Airam tenendo ciascuna. E qui riposando i corpi, a’ lascivi ragionamenti non dierono riposo, ma cominciando i sommi iddii a dispregiare, sé e le loro lascivie lodando, l’una dicendo e l’altre ascoltando, così cominciarono a ragionare, prima all’altre Alleiram parlando in questa forma:

"Già ne’ semplici anni mi ricorda aver creduto questo luogo molto essere da riverire, dicendo alcuni, d’una semplicità con meco presi, che qui Diana, dopo i boscherecci affanni, col suo coro venia a ricreare, bagnandosi, le faticate forze: e tali furono che dissero, ma falso, che Atteon qua entro guardando, essendoci ella, meritò di divenire cervio. Qui ancora le ninfe di questo paese testavano riposarsi, qui le naiade e le driade nascondersi: ma la mia stoltizia ora m’è manifesta, ora veggio quanto poco lontano veggono gl’ingannati occhi de’ mondani, i quali con ferma credenza, a diverse imagini faccendo