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niente mutarono, per che io sono in questa forma. Ora avvenne poco tempo appresso la mia mutazione, giovani a me carissimi, e consapevoli de’ miei mali, qui s’adunarono, e quasi come se a me le parole porgessero, credendomi della vendetta degl’iddii rallegrare, dissero la bella donna in bianco marmo essere mutata, allato ad una piccola fontana di chiara acqua, dimorante nelle grotte del duro monte Iberno, a mano sinistra, passata la grotta oscura. Della qual cosa io non lieto ma dolente fui, pensando che se avanti dura era a’ miei prieghi stata, omai pieghevole non saria; ma di ciò sono incerto, e però la speranza del pregare non ho lasciata, per che io vi priego che quando verso la città andrete non vi sia noia il visitare la fresca fontana, e quelle parole di me porgete alla bianca pietra che pietà vi consente. Né vi partite prima di qui, che il pezzo della dura scorza, tolta a me dal vostro dardo, sia al suo luogo renduta: poi con la grazia degl’iddii licito siavi l’andare -.

Udito questo, Filocolo giurando promise di fare quello che dimandato gli era, e la scorza rendé al domandante, la quale così dall’albero fu ripresa come da calamita ferro: e dettogli addio, co’ suoi si partì del luogo pieno di maraviglia, del nuovo caso ragionando co’ suoi. E parlando pervennero al loro ostiere, ove preso il cibo dierono i corpi a’ notturni riposi.

Salito il sole nell’aurora, Filocolo e’ suoi compagni si levarono e il cammino verso Partenope ripresono; e già le tenebrose oscurità della forata montagna passate, vicini al luogo dall’albero disegnato pervennero. Quivi vaghi di vedere cose nuove, non sappiendo il luogo né trovando cui domandarne, vanno