Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/257

delle mie doglie credevano che fossero, e talora credendomi piacere, con fresche onde le mie radici riconfortavano. E quando costoro questo luogo non avessero occupato, molti gentili uomini e donne vegnenti a’ santi bagni, ove voi forse ora dimorate, qui a ragionare di diverse materie, qui a far festa, se ne sogliono venire. E quando di questi tutti solo rimanessi, da’ pastori non sono abandonato: a’ quali, però che mi ricorda ch’io già di loro fui, più fresca ombra porgo che ad alcuni. E come degli altri qui vegnenti odo i varii ragionamenti, così i loro e le loro contenzioni e le battaglie de’ loro animali spesso sento, e di me hanno fatto prigioniere del perditore: tra’ quali ragionamenti molti, non so che gente un giorno qui si venne, a’ quali quasi interi i vostri casi udii narrare, forse non credendo essi essere uditi, i quali non minori che i miei riputai; e fummi caro ascoltargli, sentendo che solo negli amorosi affanni non dimorava -.

Queste cose udite, parve a Filocolo di partirsi, e disse: Idalogo, gl’iddii quella perfetta consolazione che tu disideri ti donino, sì come tu a noi hai delle domandate cose donata. Noi, costretti dalla sopravegnente notte, più con teco non possiamo stare, e però ti preghiamo che se per noi alcuna cosa fare si può che piacere ti sia, la ne dichi, con ferma speranza che fornita fia giusto il potere nostro -. Assai potreste fare - rispose Idalogo, - e però che nella vostra grande nobiltà confido, vi farò un priego: com’io poco avanti vi dissi, io amai una donna, dalla grazia della quale abandonato, disiderando in essa ritornare, porsi prieghi e lagrime infinite, le quali la durezza del cuore di lei