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sostenne che Gannai, sola delle sorelle, con picciola compagnia, né da lei temuta, semplicemente venne al luogo ove Eucomos usata era d’udire, e supplica, con prieghi di maggiore grazia degni, che egli suoni: è ubidita. Ma il pastore malizioso con la bocca suona e con gli occhi disidera, e col cuore cerca di mettere il suo diviso ad effetto: per che, poi ch’egli vide Gannai intentissima al suo suono, allora con lento passo mosse la sua gregge, e egli dietro ad esse, e con lenti passi pervenne in una ombrosa valle, ove Gannai il seguì: e quasi avanti dall’ombre della valle si vide coperta che essa conoscesse avere i suoi passi mossi, tanto la dolcezza del suono le avea l’anima presa. Quivi vedendola Eucomos, gli parve tempo di scoprirle il lungo disio, e, mutato il sonare in parole vere e dolci, il suo amore le scoperse, a quelle aggiungendo lusinghe e impromesse; e cominciolle a mostrare che questo molto saria nel cospetto degl’iddii grazioso, se ella il mettesse ad effetto, però che egli a lei saria come il suo padre alla sua madre era stato: e nondimeno le promise che mai il suo suono ad altrui orecchie che alle sue pervenire non faria, se non quanto ad essa piacesse, molte altre cose aggiungendo alle sue promesse. Gannai prima si maravigliò, e poi temette, dubitando forse costui non forza usasse, dove le dolci parole o’ prieghi non le fossero valuti: e udendo le ’ngannatrici lusinghe, semplice le credette, e solo per suo pegno prese la fede dal villano, che come alla sua madre il suo padre era stato, così a lei sarebbe, e i suoi piaceri nella profonda valle li consentì, dove due figliuoli di lei generò, de’ quali io fui l’uno, e chiamommi Idalogos. Ma non lungo tempo quivi, ricevuti