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ad Enea fu largito l’andare a vedere le regioni de’ neri spiriti e del suo padre; e cercarono i guasti luoghi di Cummo, e ’l mare, le cui rive, abondevoli di verdi mortelle, Mirteo il fanno chiamare, e l’antico Pozzuolo, con le circunstanti anticaglie, e ancora quante cose mirabili in quelle parti le reverende antichità per li loro autori rapresentano: e in quel paese traendo lunga dimoranza, niuno giorno li tiene a quel diletto, che l’altro davanti li avea tenuti. Essi tal volta guardando l’antiche maraviglie vanno e negli animi come gli autori di quelle diventano magni. Tal volta nei sani liquori gli affannati corpi rinfrescano, e alcune con picciola navicella solcano le salate acque, e con maestrevole rete pigliano i non paurosi pesci; e spesse volte agli uccelli dell’aere paurosi, con più potenti di loro danno dilettevoli incalciamenti a’ riguardanti. E alcun giorno li tiene ne’ ramosi boschi, con leggeri cani e con armi seguitando le timide bestie, poi alli loro ostieri tornando, dove in canti con dolci suoni di diversi strumenti spendono il tempo, che al sonno e al prendere de’ cibi avanza loro.

In questa maniera molti giorni dimorando, uno di quelli avvenne che essendo Filocolo co’ suoi compagni entrato in un dilettevole boschetto, seguito da Biancifiore e da molte altre giovani, con lento passo, davanti a loro picciolissimo spazio, sanza esser cacciato, si levò un cervio: il quale come Filocolo vide, preso delle mani d’uno dei suoi compagni un dardo, correndo il cominciò a seguire; e già parendogli essere al cervio vicino, s’aperse, e vibrato il dardo col forte braccio, quello lanciò, credendo al cervio dare; ma