Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/236

ma all’amiraglio, che di buono amore l’amava, pare grave tale ragionamento, pensando che, acconsentendolo, la partita di Filocolo ne seguiva. Rispondeli così: Ogni tuo piacere m’è a grado, ma dove esser potesse, assai mi saria il tuo rimanere più grazioso, avvegna che a tanto uomo io non sia possente di dare onorevole grado quale si converria, ma quello ch’io posso, sanza infingermi, volentieri doneria -. A cui Filocolo rispose: Io non dubito che più ch’io sia degno non sia da voi onorato, ma il conosco, e sentomene obligato sempre a voi; e dove e’ non fosse il debito amore che mi strigne di rivedere i vecchi parenti, e con la mia tornata a loro rendere la perduta consolazione, e similemente visitare i miei regni, i quali sanza conforto stanno, credendomi aver perduto, io in niuna parte volentieri dimorerei come in queste, e massimamente con voi, da cui, appresso agl’iddii, la vita, l’onore e ’l bene e la mia Biancifiore, la quale io sopra tutte le cose disiderai e amo, riconosco -. - Adunque - disse l’amiraglio - il vostro piacere farete, e non che a questo io vi storni, ma confortare vi deggio, e così farò: omai giusta cosa è che delle sue cose ciascuno si rallegri più che gli strani -. Disse adunque Filocolo: Comandate che la nostra nave sia racconcia, acciò che, quando i venti al nostro viaggio saranno, possiamo con la grazia degl’iddii intendere al navicare -.

Poi che l’amiraglio vide la volontà di Filocolo, egli comanda che la sua nave sia acconcia e tutta di nuovi corredi riguarnita, e in compagnia di quella molte altre ne fa aprestare. Viene il proposto giorno della partenza: il mare imbianca per li ripercossi mari e mostra