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loro pianti, per loro priega, e di grazia domanda che se in alcuna cosa avessero offeso, sia loro perdonato, sembianti faccendo di non conoscerli. All’amiraglio piace, e sanza niuna disdetta fattigli disciogliere, comanda che con loro insieme si rallegrino, vivendo sanza alcuna paura. Cominciasi la festa grande: i due amanti di reali vestimenti sono incontanente rivestiti. E cercando già Febo di nascondersi, declinando dal meridiano arco, e essi ancora digiuni, con gli altri compagni, i quali tutti con preziosi unguenti aveano le loro piaghe curate, pigliano i cibi, e con graziosi ragionamenti infino alla notte trapassano. E quella sopravenuta, apparecchiata a Filocolo e a Biancifiore una ricca camera, vanno a dormire, e il simigliante fa ciascuno degli altri, e l’amiraglio.

Le notturne tenebre, dopo i loro spazii, trapassano, e Titan, venuto nell’aurora, arreca il nuovo giorno. Levansi gli amanti, e l’amiraglio e Ascalion e’ suoi compagni: e venuti nella presenza di Filocolo, Filocolo domanda da potere sacrificare, però che avanti a tutte l’altre cose vuole i voti e le promessioni fatte persolvere. Piace all’amiraglio, e le necessarie cose apprestano. Visita adunque Filocolo per Alessandria tutti i templi, e quelli di mortine incorona. Egli a Giunone uccide il tauro e a Minerva la vacca e a Mercurio il vitello; a Pallade le sue ulive e a Cerere frutta e piene biade, e a Bacco poderosi vini, e a Marte egli co’ suoi compagni offerano le penetrate armi, e a Venere e al suo figliuolo, e a qualunque altro dio o dea celestiale o marino o terreno o infernale offera degni doni, sopra gli altari di tutti accendendo